Proteggere e disporre dei dati personali in totale trasparenza dovrebbe essere un dovere morale per chi sviluppa e gestisce siti web e app. Purtroppo sappiamo bene che spesso non è così.
Per questa ragione Google annuncia una stretta su siti web e app che raccolgono i dati sensibili, come numeri di telefono e indirizzi mail, senza informare l’utente.
A partire dal 30 Gennaio 2018 il visitatore di un sito o l’utilizzatore di un’app dovrà essere informato e gli deve essere chiesto il consenso al trattamento dei suoi dati; le app non potranno essere installate, sui dispositivi android, in caso di negazione da parte dell’utente. Dovrà inoltre essere dichiarata la raccolta dei dati per fini non strettamente legati al servizio offerto, come statistiche e segnalazioni di malfunzionamenti.
Se un sito web o un’app non soddisfa questi requisiti verrà segnalato, ovvero l’utente visualizzerà un avviso di sicurezza sulla pagina web oppure sul dispositivo mobile tramite Google Play Protect.
Una risposta a una recente class action contro Google
Nel Regno Unito è stata promossa una class action contro l’azienda di Mountain View, accusata di aver raccolto dati personali in modo illegale. Google You Owe Us, gruppo capeggiato da Richard Lloyd, sostiene che Google abbia carpito le informazioni aggirando le impostazioni di privacy predefinite sull’IPhone, tramite il browser Safari, tra Giugno 2011 e Febbraio 2012.
In caso di successo 5,4 milioni di utenti, in possesso di un IPhone in quel periodo, avrebbero diritto a un risarcimento. Un portavoce di Google ha respinto le accuse al mittente affermando che l’azienda ha già affrontato casi analoghi.
Detto questo sembra che la restrizione costituisca una risposta a questa iniziativa, un modo per prevenire situazioni del genere in futuro.
Una questione sempre più importante nell’epoca dei Big Data
Su andrearonchetti.it sono pubblicati alcuni articoli sul tema dei dati personali, considerati il nuovo petrolio per aziende che ci lucrano oppure che attuano politiche commerciali mirate grazie alla disponibilità di questi dati.
Oltre a questo vanno considerati siti e app che dichiarano di voler fornire un certo servizio, veicolando, nei fatti, spam e malware. Un esempio di recente scoperta è Pornhub.
La garanzia dei dati personali, come si può ben capire, è fondamentale per due motivi interconnessi:
- privacy;
- sicurezza.
Vale sempre una regola d’oro: i primi garanti della nostra sicurezza online siamo noi stessi e dobbiamo tutelarci, anzitutto, tenendo comportamenti responsabili e attenti quando navighiamo in internet o utilizziamo app.
Bel post Andrea, semplice e diretto come piace a me!
Grazie, Pierluigi D’Alessio. Nella comunicazione la semplicità è importante, specie quando si parla di argomenti non così immediati per tutti.